27 novembre 2006

Lettera aperta ai presidi

Cari presidi di tutta Italia che leggete questo blog (sono certa che siete molti), o cari studenti, o cari figli, nipoti, amici, vicini di casa di un qualche preside. Carissimo soprattutto chiunque sia in qualche modo immanicato con qualche preside della scuola statale o parificata italiana, di qualsiasi ordine e grado,
sono una futura disoccupata.
Non starò a fare pipponi sull'abolizione delle graduatorie permanenti, perchè il 2010 è lontano.
Ma a voi chiedo perchè non vogliate incentivare lo studio della lingua tedesca nelle vostre beneamatissime scuole.
Sapete che il tedesco nel mondo del lavoro è ancora molto richiesto? Che sicuramente ha più utilità del francese, per non parlare poi dello spagnolo?
Sapete che tutti gli ingegneri con i quali parlo sgranano gli occhi quando scoprono che so tale lingua e quasi mi implorano di insegnargliela?
Oppure sapete che chi ha bisogno del tedesco nel lavoro si avvale delle scuole di lingua (quelle tipo gli Oxford Center), che sfruttano ed umiliano gli insegnanti (laureati e spesso madrelingua) pagandoli meno di 10 euro all'ora?
Lo sapete che bene fareste a mettere una sperimentazione con tedesco come seconda lingua?
Il tedesco non serve solo agli ingegneri, ma anche agli archeologi, a tutti coloro che si occupano di meccanica ed automobili, il tedesco è richiesto spesso ai giuristi. Una segretaria che conosca il tedesco, accanto all'inglese, è sicuramente avvantaggiata, per non parlare del marketing.

Gentilissimi ed illustrissimi presidi, aiutateci a combattere la disoccupazione giovanile, sia la nostra, che quella dei giovani che escono dalle vostre scuole!

17 novembre 2006

E' tempo di scelte

Non l'avessi mai detto, l'altra sera. Me la sono un po' chiamata addosso, questa situazione!
E' tempo di scelte, bisogna saper scegliere, tutto non si può fare, ma la società oggi ci propone mille cose.
E così quell'orizzonte frastagliato e coperto di nubi minacciose da ieri si è fatto più nitido, ma pur sempre difficile da decifrare.
Scegliere e cambiare la propria vita, radicalmente. Non si tratta più di giocare, di passare da un call center ad un altro. No! Si tratta di indirizzare una vita, la mia.
Da un lato i sogni (che potrebbero scontrarsi con una diversa realtà), i progetti (che potrebbero fallire), le speranze (che potrebbero non essere mantenute).
Dall'altro la stabilità, la paura della monotonia e della poca soddisfazione.

Da un lato vivere di ideali, e magari fallire.
Dall'altro pensare al futuro più immediatamente concreto, e magari rimpiangere i propri sogni per tutta la vita.

I sogni non danno da mangiare, diceva ieri Agu, è vero. Ma i sogni permettono di vivere meglio.
Visto che mi sto interrogando sul binomio qualità/quantità, da questo punto di vista dovrei scegliere i sogni.

Chi mi aiuta?

14 novembre 2006

Sindacalismi

Ieri La*Cla è stata tacciata di sindacalismo, per aver affermato che sarebbe opportuno informare i giovani (se stessa compresa ed inclusa) sulla situazione di ignoranza generale della attuale generazione di tardo-adolescenti (non ancora e forse giammai adulti, stando alla moderna psicologia), che stanno seduti comodi e silenziosi ad aspettare, a guardare passivi la rovina del nostro Bel Paese.
Se non si punta sui giovani, dando loro un lavoro dignitoso e sicuro, sostiene La*Cla, non c'è futuro: non ci può essere il tanto citato rilancio dell'economia (se non col presagio di un duro crack), non c'è stabilità e non nasceranno più bambini. Tutte queste belle agenzie immobilieri che danno lavoro ad un sacco di giovani spariranno una dopo l'altra, quando più nessuno potrà accendere un mutuo per comprar casa. E chi ha chiesto un finanziamento per l'immobile, e poi uno per la macchina, ed un'altro per le vacanze e l'ultimo per il PC o il cellulare last generation, be', allora l'unica professione che andrà avanti a suon di quattrini (anche questi versati tramite finanziamento) sarà quella degli analisti. Senza contare che se i volontari della Croce Rossa non saranno più abili per il loro servizio, allora saremo nei guai!
Educhiamo ed educhiamoci a pensare, non a vivere di ideali vecchi di 100 anni e non attuabili nella realtà.
Educhiamo ed educhiamoci a vedere, non a tenere su gli occhiali da sole, così, schermati, gli occhi possono rimanere chiusi.
Educhiamo ed educhiamoci ad ascoltare ogni più piccolo brusio, affinchè una voce flebile possa diventare grido di rivolta.
Sì, La*Cla inneggia alla rivolta. Ma senza la bandiera rossa ed il pungo alzato: la rivolta della Cla è senza colore, senza nome, è la rivolta dei giovani. Chi si fa avanti?

13 novembre 2006

Roccasella

Scalare una montagna, salire su per i dirupi a picco, con le gambe che ti fanno male, con lo zaino che pesa, la sete che secca la gola ed un panorama stupendo là sotto.
Scalare una montagna e credere di non poter arrivare in cima, credere che sia troppo distante, che i piedi non ce la faranno a mettere ancora un passo dietro l'altro, fino alla vetta.
E poi arrivare e sentire il vento che brucia le labbra, il sole che scalda impercettibilmente: vedere le valli e le montagne, vedere tutto quello che c'è, lì sotto, lontano e capire che si può arrivare, sempre, alla cima, anche se hai fame e sete, anche se la testa sembra scoppiare e i muscoli negarsi.
Chiunque può godere del panorama, chiunque può fare fatica, sia un'anziana di 75 anni col fazzoletto in testa, o un bimbo di 10 con gli occhiali rotondi, sia la famiglia allenata, o una ragazza che per la prima volta, zaino sulle spalle doloranti, si arrampica così in alto.
E quel che rimane è un canto, è l'allegria di chi ha faticato assieme per raggiungere una vetta, è la felicità di averci provato, di aver messo tutte le proprie energie per farcela.
E' avercela fatta!