12 maggio 2006

Intro

La stanza rosso fragola aspettava di essere dipinta. Aspettava ormai da parecchi anni, ma se ne stava buona buona al suo posto, senza disturbare. Tutt’al più ogni tanto, diciamo una volta all’anno, tornava in mente e pronunciava piano il proprio nome. Poi tornava giù, insieme agli altri pensieri, nella scatola di latta smaltata.

A chi poteva importare di ricordarsi spesso di una stanza rosso fragola con una finestra da cui si vedeva il cielo blu, e da cui, la sera, filtrava il garrire stridulo delle rondini. A nessuno, o di sicuro non più di una volta all’anno, appunto.

Certo, perché prima c’era da ricordarsi di fare la spesa, che il latte stava per finire e che domenica doveva venire la nonna a pranzo e bisognava prepararle qualcosa di leggero. Oppure che c’era il compleanno di Tizio o di Caio e bisognava affrettarsi a cercare un regalo carino; e c’era anche da ricordarsi di andare a dormire, altrimenti che tragedia dopo qualche giorno sempre in piedi!

Oltretutto era pericoloso pensare troppo spesso alla stanza rosso fragola, ma non perché la cosa fosse un problema in sé, quanto perché più di una volta era successo, rimanendo immersi in quel pensiero, di scordarsi di spegnere il gas, o di guardare il semaforo prima di attraversare la strada, o ancora di ritirare i soldi appena prelevati al bancomat. E capirete come tutte queste cose possano portare dei problemi non sempre trascurabili!

Per questo e per altri motivi la stanza rosso fragola era spesso relegata sul fondo della scatola.

(to be continued)