21 ottobre 2005

Come in un quadro di Picasso

Ogni anima romantica, prima o poi, desidera di vivere in un romanzo, in una situazione idealizzata e totalmente fuori dal reale, o in un quadro. A me succede, talvolta, di sentirmi come in un quadro di Picasso, quando l'aura si fa largo tra le terminazioni nervose del mio cervello. E' un po' come se un flash lampeggiasse in stile pop art attorno al mio occhio, giallo e ritmato, per lasciar poi spazio ad una visione acquosa del mondo, come se guardassi tutto attraverso una boccia per i pesciolini rossi (piena d'acqua, ma senza pesci!); per poi immergermi totalmente nella visione picassiana delle persone.
Qualcuno potrebbe entrare nel panico vedendo la folla che gli cammina contro avanzare con un occhio annerito, o spostato pù in alto rispetto all'immaginaria linea che un viso proporzionato dovrebbe mantenere. Un occhio che sembra più grande dell'altro, che esce quasi dai contorni del volto. A me piace. Osservo la gente e mi immagino Picasso. Mi diverto a fissarmi sui visi, cercando di capire se io li vedo così, o se realmente qualcuno ha gli occhi sproporzionati.
Poi pian piano tutto scompare, lasciando posto ad un mal di testa che, come un chiodo battuto dal martello, si conficca lentamente nell'emisfero destro del mio cranio.